Residenza e domicilio, spesso ci confondiamo, a volte non conosciamo la differenza.
In realtà conoscere il significato e la differenza è fondamentale.
Dal punto di vista anagrafico, nella vita di tutti i giorni, nella maggior parte dei contratti che sottoscriviamo spesso ci richiedono o l’uno o l’altro, o entrambi (se diversi).
Dal punto di vista fiscale, l’Agenzia delle Entrate ha la necessità di riferirsi a un luogo specifico in cui localizzare e reperire il contribuente, sia ai fini della competenza degli uffici tributari sia ai fini delle notifiche degli atti e l’individuazione dei reati a carattere fiscale.
La residenza è il luogo in cui un individuo vive, risiede appunto, in modo abituale, e non occasionale, quindi il posto in cui vive in modo stabile e duraturo (art. 43 c.c. R.D. 16 marzo 1942, n. 262 aggiornato al 10/06/20199
La residenza è legata al concetto di abitualità, quindi, se mi trasferisco in un’altra città per un periodo di tempo limitato, non sono costretto a cambiare la mia residenza; se, invece, il trasferimento in un’altra sede dovesse essere prolungato, dovrò cambiare la mia residenza, rivolgendomi all’anagrafe del Comune nel quale si andrà ad abitare.
Il domicilio invece, indica il luogo nel quale un soggetto si occupa dei propri affari o dei propri interessi: nel caso di uno studente, il domicilio corrisponde alla casa presa in affitto nella città in cui si studia. In questo caso, lo studente potrà avere un domicilio senza residenza, senza dover essere obbligato al trasferimento della residenza nel luogo in cui studia; per un lavoratore, il domicilio è il luogo nel quale si svolge la sua attività professionale.
Viene da sé che, ci sono casi nei quali i due concetti si sovrappongono. Così come esiste la possibilità di eleggere un domicilio speciale per lo svolgimento di affari ben precisi, che viene utilizzato unicamente per lo svolgimento di quella determinata attività: è il caso di un processo durante il quale viene di solito eletto domicilio lo studio del legale.
Una coppia sposata potrà avere la stessa residenza, ma due domicili differenti, poiché ognuno di loro svolge la propria vita professionale in un luogo diverso.
Distinguere i due concetti è molto importante, in quanto nella vita di tutti i giorni, tutta la corrispondenza deve essere inoltrata o al domicilio o nella propria residenza.
La residenza deve essere dichiarata al proprio Comune di appartenenza, proprio per permettere ai cittadini di ricevere tutti i servizi che lo stesso mette a disposizione: la scelta del medico, la scheda elettorale, e, qualsiasi cambio di residenza deve essere comunicato al Comune medesimo.
Il domicilio, invece, deve essere eletto esclusivamente per iscritto, in base a quanto stabilito dal 2° comma dell’articolo 47 del Codice Civile.
Molto rilevante è poi la differenza tra i due termini ai fini fiscali, soprattutto quando siamo proprietari di una casa. Ci sono le agevolazioni prima casa e le imposte da pagare.
Infatti, è bene sapere che, le agevolazioni prima casa spettano solo se si ha la residenza nel Comune in cui è stata acquistata la prima casa. Va da sé che, la prima casa deve essere l’abitazione principale nel quale un soggetto deve avere la residenza, e deve essere di proprietà del soggetto (non in locazione), ed infine, deve essere abitato abitualmente dal soggetto.
L’articolo 13, comma 2 del Decreto Legge 201/2011 (il cosiddetto Decreto Monti) stabilisce che: “per abitazione principale s’intende l’immobile iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare nel quale il possessore ed il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente”.
Il concetto di residenza è importantissimo ai fini fiscali perché sulla prima casa non vengono applicate le imposte, ed inoltre si possono usufruire di altri sconti e agevolazioni fiscali.
Diverso è, il caso in cui siamo proprietari di una prima casa, abbiamo la residenza ma non il domicilio, e affittiamo la casa che non abitiamo: in questo caso pagheremo le imposte anche se prima casa.
L’individuazione della residenza di un contribuente è essenziale per la tassazione di ogni suo reddito, considerato che il soggetto fiscalmente residente in Italia ha l’obbligo di tassare nel nostro Paese i redditi che ha realizzato ovunque nel mondo, mentre il soggetto non residente deve sottoporre a tassazione in Italia solo i redditi che ha prodotto nel nostro territorio.
Altro termine che può portare confusione è quello di «dimora». Questo è il luogo in cui la persona si trova per un determinato periodo di tempo; può essere fissa oppure transitoria, ma anche qui la permanenza deve durare almeno qualche giorno. Quando si va in ferie, la casa vacanze diventa per qualche giorno il luogo di dimora, invece l’ufficio in cui si lavora non può mai trasformarsi in dimora in quanto vi si trascorrono poche ore della giornata, anche se in maniera abituale.
Quindi, ricapitolando, la dimora e la residenza coincidono solo quando la persona si trova nella propria abitazione, invece i due concetti restano distinti quando si trascorre del tempo nella casa di villeggiatura.
Dal punto di vista fiscale, inoltre, i cittadini contribuenti, oltre ad avere un domicilio, che è il luogo in cui si lavora o si vive abitualmente, hanno anche un domicilio fiscale.
Questo è il luogo in cui si decide di pagare le tasse e di ricevere tutte le notifiche e gli avvisi dell’Agenzia delle Entrate. Il domicilio fiscale, così come la residenza e il domicilio civilistici, può anche essere cambiato facendo richiesta di spostamento con apposito modulo al Fisco.
L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha la necessità di riferirsi a un luogo specifico in cui localizzare e reperire il contribuente, sia ai fini della competenza degli uffici tributari sia ai fini delle notifiche degli atti e l’individuazione dei reati a carattere fiscale.
Domicilio fiscale e residenza fiscale, anche se possono sembrare la stessa cosa, sono due concetti distinti da residenza e domicilio anagrafici.
Facciamo attenzione.
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