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LA COMUNICAZIONE AUTENTICA


Se comunicare soddisfa due bisogni universali – essere rispettati e apprezzati, sentirsi capiti e amati, ma anche ottenere risultati, ossia essere efficaci – comunicare con efficacia richiede di formulare chiaramente i nostri messaggi, in funzione dell’effetto che si vuole avere sull’ascoltatore.

Comunicare con autenticità significa esprimersi restando fedeli a se stessi e ascoltare in modo da percepire la realtà altrui.

Che cosa significa comunicare?

Il problema in senso così generale, è abbastanza nuovo in termini storici. Ancora nel 1941 il dizionario italiano dello Zingarelli definiva “comunicare” solamente nei termini di “far partecipe, rendere comune ad altri, dividere insieme, trasmettere”.

Quando comunichiamo oltre al contenuto del messaggio c’è anche un meta-messaggio, ossia il messaggio ulteriore, spesso implicito, che viene trasmesso dal tono di voce, dai gesti, dall’enfasi su una certa parola, dalle strutture sintattiche usate e naturalmente dal contesto.

Comunicare in maniera efficace significa, quindi, formulare chiaramente i nostri messaggi, sapendo l’effetto che avremo sull’ascoltatore e raggiugendo l’effetto voluto: comunicare in modo autentico significa sapersi esprimere restando fedeli alla nostra verità interiore e saper ascoltare in modo da percepire la realtà altrui.

Comunicare produce un duplice effetto quindi, sentirsi capiti, apprezzati, amati (ossia sentirsi collegati) ed essere rispettati e lasciati in pace (ossia poter essere autonomi e indipendenti).

Le comunicazioni importanti lasciano uno strascico nella memoria e nell’atteggiamento: un commento casuale può avere un grande effetto e messaggi perentori e sarcastici, poi, vengono raramente dimenticati. Al contrario, commenti elogiativi e scuse sincere sono atti di potenziale trasformazione del rapporto: creano un ponte di dialogo e di apprezzamento reciproco; in situazioni tese ed antagoniste, creano un varco, attimi di apertura e sospendono giudizi negativi.

Di fatto nessuno ci insegna veramente a comunicare.

Come disciplina, viene insegnata solo in alcune facoltà universitarie, ma generalmente in modo teorico e astratto, piuttosto che pragmatico e sperimentale. Impariamo a comunicare per osmosi dalla nostra famiglia di origine, nella scuola, da persone significative e da situazioni formative.

Ricerche nel campo della comunicazione indicano che la maggior parte delle persone si crede più brava a comunicare di quanto lo valutino colleghi, amici e familiari; in particolare quasi tutti si credono dei “bravi ascoltatori”.

Possiamo dire che la comunicazione sia il fattore X che determina la differenza “fra la vita e la morte di una relazione”.

La comunicazione non verbale aggiunge o sottrae credibilità al messaggio verbale.

Se c’è un divario fra le parole e il tono di voce (es. “Ma che brava!” in tono sarcastico) l’ascoltatore crederà al tono, non alle parole; anche se c’è un divario fra le parole e l’espressione facciale o i gesti, la maggior parte della gente si affiderà a questi ultimi o rimarrà in dubbio. Anche facendo uno sforzo intenzionale, non è facile sopprimere completamente dal volto le emozioni: ci sarà una fuga e l’emozione soppressa trapelerà in maniera più o meno evidente.

Affidarsi solo al linguaggio verbale per comunicare è di per sé una faccenda problematica, perché il linguaggio è lineare, astratto e molto più povero degli eventi reali che presentano una complessità non facilmente trasmissibile con qualche frase.

La comunicazione verbale è approssimativa e raramente esatta, c’è il messaggio manifesto “torno subito” e c’è il meta-messaggio “non hai motivo di preoccuparti” oppure “Dio che rompiscatole!”.

Che dire poi delle emozioni intense, sgradevoli e negative, offuscano la lucidità: ci spingono ad agire in modi che sembrano razionali e giustificabili al momento, ma che col senno di poi scopriamo avere spiacevoli conseguenze.

L’abilità nel comunicare presuppone parecchie competenze, l’ascolto in particolare è una componente irrinunciabile nel flusso della comunicazione, e come tale nella dinamica negoziale.

Rinunciarvi o abdicarvi impatta in modo sostanziale su bontà ed efficienza degli accordi stipulati, con un effetto distruttivo sul valore e sulle relazioni.

Nel nostro lavoro come agenti immobiliari la negoziazione ha un valore strategico altissimo: ciò nonostante ci si improvvisa nel suo esercizio e si crede di farlo al meglio.

Comunicare bene è complicato ciò nonostante anche se sappiamo destreggiarci bene nel comunicare con i nostri simili, molte situazioni non si possono affrontare con leggerezza.


Riferimenti Bibliografici

Castellazzi V. L., (2011), Ascoltarsi, ascoltare. Le vie dell’incontro e del dialogo. Edizioni Scientifiche Ma. Gi. Srl, Roma.

Colasanti A. R., R. Mastromarino, a cura di, (1994), Ascolto Attivo. Elementi teorici ed esercitazioni per la conduzione del colloquio. Ifrep, Roma.

Franta H., G. Salonia, (1979), Comunicazione interpersonale. LAS, Roma.

Majello C., (1993), L’arte di comunicare. Franco Angeli, Milano.

Volli U., (2007) Il Nuovo Libro della Comunicazione. Che cosa significa comunicare: idee, tecnologie, strumenti, modelli. Gruppo Edotoriale Il Saggiatore spa, Milano.

Zbigniew F., (2009). L’educatore maturo nella comunicazione relazionale. Aracne editrice s.r.l., Roma.

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