Comprare casa, vendere casa, dove comprare, cosa comprare, vendere o non vendere, affittare….
Non è semplice prendere una decisione, l’incertezza su quello che accadrà nel futuro è un elemento costante dell’esperienza umana.
Nessuno di noi sa quello che gli potrà succedere domani e tutti viviamo, con maggiore o minore ansia, questa condizione. Chi più, chi meno, costruiamo delle routine di comportamento che hanno la funzione di rassicurarci rispetto all’imprevedibilità della vita.
Quando la vita ci mette di fronte ad un possibile cambiamento l’incertezza si amplifica.
Decidere è difficile. Nessuna scelta è immune da pro e contro. Non c’è una direzione che appaia totalmente giusta o completamente sbagliata. Esagerare nel soppesare vantaggi e svantaggi può bloccare il processo decisionale.
Quasi ogni scelta implica una perdita, questa la realtà.
Ogni volta che scegliamo “tagliamo via”, qualcosa la perdiamo.
Per questo la libertà di scelta fa paura: cosa mi sono perso seguendo la strada B a discapito della strada A?
Generalmente solo dopo qualche tempo sappiamo se la decisione è stata buona per noi.
Sarebbe più facile se avessimo, fin dall’inizio, più chiare le nostre priorità e preferenze.
Avere maggiore chiarezza sui criteri che sono alla base dei principali dilemmi della vita è utile: un primo passo verso la riduzione dell’incertezza. Non risolve, però, compiutamente la questione, perché i diversi criteri che informano le nostre scelte non vanno sempre d’accordo tra loro. L’incertezza riguarda le priorità e l’importanza di ogni possibile alternativa, con tutte le conseguenze che ne derivano.
In realtà, abbiamo la possibilità di scegliere nella maggior parte delle situazioni. E’ la difficoltà di tollerare l’incertezza che ci porta, a volte, a rinunciare al nostro potere decisionale e ad accettare che le cose vadano un po’ per caso o determinate dagli altri.
Le emozioni giocano un ruolo importante nelle scelte che facciamo.
Le emozioni ci fanno perdere il controllo e contrastano l’agire razionale.
Sicuramente le emozioni rendono la vita più varia. Pensate che noia attraversare l’esistenza senza un battito del cuore, senza avere mai paura di niente, … tutto piatto! Le emozioni, servono a farci sentire vivi.
Nelle situazioni di pericolo o estreme, quelle che hanno a che fare con la sopravvivenza, per le quali siamo biologicamente programmati per agire al fine della conservazione della specie. In quelle specifiche situazioni le emozioni svolgono una funzione “salva vita”: mi muovo velocemente per evitare un pericolo.
Ma l’attivazione che l’emozione produce non è solo fisica: anche cognitiva: mi focalizzo su quello che sta succedendo e questo mi consente di capire meglio il senso di ciò che accade per me.
Tutto questo accade in uno spazio pre-razionale: prima che la nostra mente si attivi, si manifestano le emozioni che hanno il ruolo di portare la mente proprio lì, in quello spazio, in quel luogo nel quale sta accadendo qualcosa di importante per noi. E’ come se conducessero la mente per mano, di corsa, ad occuparsi di qualcosa di cui la mente stessa non si è ancora accorta.
Resta il fatto che le emozioni sono quanto di più personale abbiamo per indirizzarci rispetto a ciò che è di valore per noi.
Quando sentiamo un’emozione sappiamo che qualcosa di importante che ci riguarda sta succedendo.
Quando il livello di coinvolgimento nelle situazioni che ci riguardano è molto alto, questo può diventare fonte di errore. E’ la ragione per cui i medici non curano i propri cari. Il loro coinvolgimento emotivo potrebbe ostacolare sia il lavoro diagnostico sia il lavoro di cura.
Se siamo consci di questo, ci accorgiamo quanto è importante conoscerle e saperle decifrare per prendere buone decisioni.
Le emozioni hanno un enorme potenziale informativo, ma per avvalercene serve saper guardare ad esse a dei dati, a dei fatti. Le stiamo provando, dunque esistono, ma come fatti possiamo distaccarci da esse, non esserne identificati. Una completa identificazione ci fa perdere libertà decisionale, “obbligandoci” ad agire in un'unica direzione.
Decidere sembra essere il gesto di un attimo, ma in realtà è il frutto di una lunga preparazione. Chi decide bene, apparentemente senza sforzo, ha interiorizzato un sapere, una competenza sulle decisioni, che riesce facilmente ad applicare.
A questo scopo, per aiutarci a mettere un po’ di distanza tra noi stessi e le emozioni che proviamo, ci viene in aiuto l’uso del linguaggio. Anziché dire “ho paura”, possiamo dire “sto provando paura” oppure “sto notando che mi sento a disagio” … e successivamente chiederci: “cosa mi suggerisce questa emozione?”.
Noi siamo molto di più delle nostre sensazioni ed emozioni.
Riferimenti Bibliografici
Bussi G. (2021), Decidere bene. Un’educazione alla decisione in tempi difficili. Franco Angeli srl, Milano.
Cousin G., D. Page, (2017). Il benessere emotivo. Conquistarlo in nove passi con la mindfulness.Tecniche Nuove, Milano.
Ekman P. (2008). Te lo leggo in faccia riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. Edizioni Amrita, Torino.
Goleman D., (1996). Intelligenza Emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.a., Milano.
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